PREMESSA: TUTTO QUELLA CHE SEGUE, FINO ALLA FOTO DEL TIZIO CON LA FACCIA SPALANCATA, E' SOLO UN LUNGO PROLOGO ALLA RECENSIONE DEL FILM. POTETE ANCHE SALTARLA SE VI INTERESSA SOLO LA MIA OPINIONE SUL FILM.
<< La speranza è l'ultima a morire, infatti muore di solitudine....>>
Questa frase riassume sinteticamente una delle mie visioni della vita(sono troppo mentalmente frazionato per averne una sola).
Ottimista depresso potrebbe essere una buona definizione per il mio stato d'animo standard.
Eppure ieri ho pensato seriamente al suicidio e solo un attacco di tirchieria fulminea mi ha salvato.
Ma partiamo dall'inizio.
Sarà che la sera prima ero andato a letto incazzato, sarà che, da un breve sondaggio telefonico che ho commissionato ad una nota agenzia di sondaggi (la stessa che usano certi politici) risulta inequivocabilmente che:
- E' un periodo pesante per tutti (Per colpa dell'Opposizione sembra) - Tutti amano Berlusconi (Non chiedetemi di questo dato, io non avevo chiesto nulla ma sembra che ormai sia un servizio standard che ti offrono quando fai un sondaggio...mi hanno detto "Ma come, fai un sondaggio e non ne approfitti per chiedere della popolarità di Berlusconi? E che lo fai a fare!" ed io ho capitolato...)
...sarà che a me sto sondaggio mi era costato caro e sembrava un po' un'in*u**ta...sarà quel che sarà (Ricchi e Poveri docet) ma ero veramente di pessimo umore.
Diciamo che mi sentivo come il CD che raccoglie i successi (?) di Marco Masini: Triste, con un buco al centro e abbandonato a prendere polvere in un autogrill dove tutti ordinano il Camogli.
Aspettavo solo che qualcuno mi lanciasse una salvagente, una distrazione culturale...qualcosa che mi strappasse alla sbornia di noia che mi aveva costretto a vomitare tempo in infinite tazze di caffè che nella mia mente avevano forma di cesso.
Insomma, la situazione era critica, quando all'improvviso....SQUILLA IL TELEFONO!
...sembra che non sia ancora scoccato l'ultimo rintocco per la speranza....
SI VA AL CINEMA! IL CINEMA! IL CINEMA!
(E qui si innesca il mio disturbo bipolare che mi porta da uno stato di prostrazione mentale ad uno di esaltazione)
IL CINEMA: Finestra di vita sulla vita! IL CINEMA: La stanza dove i collezionisti di emozioni conservano le loro raccolte di immotivate palpitazioni e di vibranti turbamenti! IL CINEMA: Lì, dove gli occhi si sgranano quando non si inumidiscono e le bocche si spalancano quando non si serrano!
Si, il cinema è la risposta alla sarcocinia(Sarcastica e cinica ironia) che mi assale.
Si va! Si va! Entro in sala, mi siedo e solo nel momento in cui sprofondo nella poltrona mi rendo conto che non ho la minina idea di che film sto per vedere.....so solo che c' è Viggo Aragon o come si chiama lui...
Ahi.
Vabbè. Mi volto verso qualcuno della mia compagnia e chiedo: "Ma cosa siamo venuti a vedere, alla fine?" (FINE PREMESSA)
"THE ROAD"
"Oh cazzo...."
E' questo il momento preciso in cui mi rendo conto di avere commesso il mio grosso, grasso errore giornaliero. Avevo letto di The Road in rete e l'avevo classificato nella categoria "Devono portarmici chiuso in sacco di iuta, ammanettato e legato come un salame Beretta per costringermi a vederlo". Ed invece c'ero venuto di mia sponde...
The road (La strada) è un film che parte con delle ottime premesse: in Italia non volevano distribuirlo perchè troppo deprimente. Per quanto mi riguarda la recensione potrebbe anche concludersi qui ma sperando in una sua componente catartica vado avanti.
Il cast sarebbe di tutto rispetto (Viggo Mortensen, Charlize Theron, Robert Duvall) se non fosse che il mio, di rispetto, l'hanno perso con questa interpretazione.
Già di suo Mortensen ha in dotazione due espressioni. Con la spada e senza.
In questo film supera se stesso riuscendo a NON avere espressione anche SENZA spada.
Ha freddo? Questa è la sua espressione.
Ha caldo? Questa è la sua espressione.
Ha tiepido? Questa è la sua espressione.
Ha paura? Questa è la sua espressione.
Gli appare un pinguino vestito da Pikachu con in mano un mazza chiodata e gli chiede se gli può indicare la strada per il magico mondo di Oz? Questa è la espressione.
L'altro attore protagonista, il bambino Kodi Smit-McPhee, seconda mia modesta opinione l'avrebbero scartato anche per fare la pubblicità dei Ringo. Ogni volta che recitava una battuta sentivo un cane collezionista di fumetti latrare in lontananza, come se qualcuno lo stesse percuotendo in una copia del numero 1 originale di Dylan Dog (Doppio Dolore, fisico e mentale).
Charlize Theron è più irriconoscibile di quando recitò in Monster, ma molto meno espressiva. La cosa più pregnante che dice in tutto il film è "NO". Glieno fanno dire spesso. Almeno una ventina di volte. Fate un po' voi.
E dopo aver analizzato la parte migliore del film, passiamo a cosa non mi è piaciuto.
La storia è così gratuitamente triste che a 3/4 del film i mie testicoli si sono guardati in faccia (provocandomi una torsione testicolare) e il più intraprendente dei due ha detto all'altro: "Senti io me ne vado. Se vuoi venire con me fino alla porta bene, ma fuori di qui ognuno per la sua strada.... che sto film mi ha così depresso che non voglio vedere nessuno per un po'. Nemmeno te che ti conosco da una vita".
Detto ciò ho solo sentito le palle che mi cadevano e visto con la coda dell' occhio due cosi che correvano verso l'uscita.
Non c'è Pathos, non c'è Logos. O meglio, se il Logos manca del tutto (e in questa riuscita scelta stilistica si colloca uno dei pochi punti di forza del film) il Pathos è monodimensionale, affrancandosi esclusivamente sulla lunghezza d'onda della disperata tristezza melanconica.
Perchè? Perchè? Perchè?
Ora, si va al cinema per varie ragioni(a meno di essere degli amanti del cinema tali da trascendere il primo semplice piano comunicativo dell'opera....e non è il mio caso)...sostanzialmente io ne individuo tre:
- Per distrarsi (era il mio caso) dal quotidiano - Per emozionarsi - Per vivere un'esperienza (indotta)che faccia scaturire una riflessione in noi.
Partendo da questo assioma il film ha fallito da tutti i punti di vista.
Non mi ha distratto dalla mia quotidianità...mi ha solo ricordato, attraverso la metafora della post apocalittico, che sono in arrivo tempi cupi.
Non mi emozionato, ne attraverso le immagini, viste e riviste milioni di volte in decine di film, ne con i dialoghi (veramente la parte più squallida del film, soprattutto quelli tra padre e figlio) ne con la storia in se per se, che racconta in sostanza una camminata tra le rovine, ne con il finale scontato e prevedibile dopo appena 5 minuti di film.
Sul finale vorrei aggiungere un nota. Il film, per i miei parametri è brutto ed inutile ma poteva essere almeno cattivo. Perchè anche i cattivi hanno il loro fascino...
Questa pellicola poteva essere paragonata ad uno stronzo che ti prende a pugni nello stomaco e ti lascia per terra a sputare sangue e bile....ma il vero stronzo, il vero cattivo, uno di quei bastardi che si riesce ad odiare con ogni mitocondrio primo che con ogni cellula...ecco...uno stronzo non ti chiede mai scusa dopo che ti ha colpito. Questo film lo fa. Col suo finale, sdolcinato, inverosimile e raffazzopato lo fa. Ti chiede scusa dopo che ti ha colpito e così confessa a se stesso e allo spettatore la sua colpa. L'essere gratuito portatore di insignificante cattiva tristezza.
Infine, l'opera fallisce anche nel suo ultimo possibile scopo. Far scaturire una riflessione. Nulla. Tracciato piatto, spina staccata e autopsia in corso. Non c'è alcuna traccia di vita nella speranza di suscitare una qualche forma interiore di pensiero conscio....
Per poter riassumere il tutto in una sola frase questo film è una lunga passeggiata nella merda esistenziale della sconfitta.
Tutto male insomma? No. Non è vero.
La fotografia è OTTIMA. Ci vuole una grande abilità a riuscire a rendere il bianco e il nero come guide cromatiche dominanti in una pellicola a colori. Qualche idea folgante c'è, purtroppo non sfruttata a dovere. Sicuramente nel libro da cui il film è stato tratto ( La strada di Cormac McCarthy, vincitore del Premio Pulitzer 2007) ci sono dei meccanismi narrativi di introspezione tali da poter essere modulati dal lettore.
La cosidetta Lettura Attiva, permette di modulare la narrazione del racconto, assorbendo in dosi diluite la forma espressiva dell'opera e la sua capacità disturbante.
Nel cinema invece il fruitore subisce una Lettura Passiva. Non vi è la possibilità di una modulazione della percezione della (tentata) induzione di emozione.
Per dirlo in due parole, quando il libro diventa un aspirapolvere di positività, lo puoi chiudere. Ti ci voglio a chiudere lo schermo del cinema.
Insomma, è andata così. Io ero depresso di mio, volevo tirarmi su e mi hanno portato a vedere il film più depressivo della storia del cinema. A un certo punto ero così prostrato psicologicamente che ho pensato : "Basta, la faccio finita. Mi infilo la cannuccia della Coca Cola nell' occhio fino al cervello e spingo forte." E così sarebbe andata...se non fosse che all'ingresso la Coca non l' avevo comprata. Infatti dopo che mi avevano chiesto 1,5 euro per una bottiglietta d'acqua da 0,5 cc non ho avuto il pelo sullo stomaco per chiedergli un bicchiere di Coca Cola....e solo questo attacco improvviso di tirchieria mi ha salvato la vita...
Certo, ho passato metà a film a supplicare Viggo di sparare a me con i soli due proiettili rimasti nella pistola e non al figlio...ma non ho avuto risposta alcuna e oggi sono qui a scrivere questa rece...
Insomma, un film imperdibile! Portateci il vostro peggior nemico e chiudetecelo dentro. Ma prima non dimenticatevi di offrigli una Coca...con cannuccia.
Il Glifo Prolisso
Ps:Il termine Sarcocinia non l'ho inventato io ma un apposito ufficio stampa. Giuro.
P.P.s: non lasciatevi ingannare dall'ottimo trailer...
02) LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE, INFATTI MUORE DI SOLITUDINE
03) NON ALLA VIOLENZA SU DI ME
04) SE HAI PROVATO E FALLITO, NON TEMERE. RIPROVA. FALLIRAI MEGLIO.
05) COL TAMARRO CI VUOLE IL CAFONE
06) L'EDUCAZIONE E', COME REAZIONE ALLA MALEDUCAZIONI ALTRUI, LA PIU' ALTA FORMA DI DISPREZZO CHE UNA PERSONA PER BENE PUO' APPLICARE NEI CONFRONTI DI UN CAFONE.
08) CON UN PO' DI PAZIENZA E TANTA VASELLINA ANCHE L' ELEFANTE SI FA LA FORMICHINA.
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