mercoledì, febbraio 09, 2011

IL CASO DE L'INSONNE ovvero I MISTERI DELLA DISTRIBUZIONE ITALIANA (Parte Prima)

Illustrazione di Lucilla Stellato

(L’articolo è accompagnato da alcune frasi e interventi di Giuseppe Di Bernardo, contattato prima della pubblicazione. Le trovate in corsivo.)
L'Insonne è un fumetto dalla vita editoriale burrascosa e complessa.

Ripercorrendola si può scoprire molto su come è cambiato e si è evoluto il mercato fumettistico italiano.

Ma andiamo con ordine, per quanto possibile.

Nel 1994 uscirono quattro albi (dallo zero al tre) in edicola per la B.B.D. Presse dal titolo Desdy Metus - L'insonne (Nelle serie successive il nome della protagonista sparirà dalla copertina).

Copertina di Marco Nizzoli
Gli albi della B.B.D. cavalcarono l'onda di una certa invasione delle edicole italiane da parte di un tipo di prodotto per il quale fu coniato il termine BONELLOIDE o BONELLIDE.

Con questo termine ci si riferiva a tutti quegli albi che nel formato erano speculari agli albi editi dalla Sergio Bonelli Editore (Brossurati di 100 pagine che misuravano 16X21 cm circa).

Il perchè di questa invasione è riconducibile al fenomeno Dylan Dog.

Mentre L'insonne appariva per la prima volta nell'edicole, il personaggio di Sclavi viveva nella risacca del successo che il mito dell'indagatore dell'incubo aveva generato. Tutti leggevano Dylan Dog. Tutti.

Di lì a poco sarebbe uscito il numero 100, uno degli ultimi colpi di cannone che Sclavi mise a segno prima di iniziare a distaccarsi dalla sua creatura.

Che stesse per iniziare un periodo sempre più difficile per la produzione italiana da edicola in quel momento era chiaro a pochi.

Sopratutto a chi inondò il mercato con prodotti dalla qualità quanto meno dubbia.

Ricordo che l'edicolante sotto casa mia dovette togliere due ripiani alla zona porno per far spazio a tutte le uscite (con il risultato che se volevi acquistare una copia di Nathan Never, passavi davanti e dovevi spostare LE ORE e LE CASALINGUE un po' più in là, facendoti anche una certa cultura a dire il vero...)



Dick Drago, Dagon, Demon Hunter (Notate un certo abuso della D di Dylan Dog?) e via dicendo spuntarono come funghi.


Non me ne vorranno gli autori,ma la qualità era bassina sotto un po' tutti i punti di vista.

Questa colpa, altrui, la pagò anche L'Insonne, forse erroneamente abbinata ai suoi compagni di scaffale.

L'Insonne era di un altro livello (e anche di un altro formato, solo simile a quello bonelliano. Aveva 64 pagine di fumetto. "Volevamo scrivere storie più veloci e brevi".)

Certo, non si può parlare di un prodotto perfetto ma Di Bernardo (Papà del personaggio con Polidori), Nizzoli, Turini, e via dicendo sono nomi anche oggi di altissimo livello. Non a caso.

Giuseppe Di Bernardo

“Anche  Riccardo Burchielli partecipo' con una storia breve in un successivo albo speciale dal titolo “Sono tornata”. Del gruppo di allora facevano parte, anche se non furono pubblicati: Jacopo Brandi, Federica Manfredi, Giovanni Sedioli e Massimo Gamberi. Tutti autori che hanno poi continuato con successo a fare fumetti. Lucia Mattioli si è invece dedicata all'illustrazione.”

Alla serie della B.B.D. Presse seguirono una serie di speciali per le fumetterie dal 1996 al 2004.

Ancora una volta qualcosa cambia nell'editoria italiana e ancora una volta L'Insonne vive questo cambiamento.

La bolla di entusiasmo che aveva coinvolto le edicole scoppia, finisce la prima invasione dei Bonelloidi e inzia l'era delle fumetterie.

Tra il 1996 e il 2007 le fumetterie diventano il terreno di gioco per la creatura di Di Bernardo. E non solo per essa.

Una nuova bolla si è creata. E' quella delle librerie specializzate.

Ne aprano tantissime a macchia d'olio su tutto il territorio.

E' il tempo delle autoproduzione, dell'inventiva e del rischio. Premiato, almeno nei numeri.

Il fumetto in Italia, da decenni in crisi (presunta o meno), raramente è stato culla di tante produzioni.

Tirature e vendite che oggi farebbero la gioia delle case editrici più blasonate sono in quei giorni facilmente raggiunte da piccolissime realtà, di cui oggi, purtroppo, quasi non c' è più traccia.

Perchè come ogni bolla, anche questa scoppia. Le fumetterie entrano in crisi, iniziano a vendere di meno.

Le autoproduzioni e le piccole iniziative editoriali spariscono una ad una.

L'Insonne? No.
L'Insonne - Bruno Brindisi
Inizia il periodo Free Books (casa editrice che meriterebbe un corposo approfondimento a se stante).

Esce un numero zero a Lucca del 2004.

Ma qualcosa non va.

Di Bernardo denuncia nel suo  BLOG divergenze sul progetto dell'Insonne col direttore editoriale del tempo della Free, Andrea Materia.

Copertina del numero zero della Free Books
Ma non è il solo problema.

L'albo non si trova facilmente nelle edicole. La distribuzione non è curata con attenzione.

Come mai?

Bè, a parte le politiche editoriali proprie di ogni casa editrice, distribuire una serie in edicola è un progetto estremamente costoso, perchè per ogni copia che  torna indietro è previsto un costo.

E ogni copia resta un edicola solo un mese (due nel caso nell'insonne che era bimestrale). Se non hai venduto quel mese il volume, la vendita dell'edicola è persa.

L'edicola non è una fumetteria che ti manda a richiedere l'albo. In edicola non hai una casella dove magari puoi accumulare due/tre uscite da prendere insieme.

Sopratutto, per rendere l'albo reperibile devi stamparne migliaia di copie (con il rischio che restino invendute e diventino oltre che un mancato guadagno e un costo per la resa, anche un costo per il magazzino).

In Italia ci sono 35.000 edicole circa.

Anche se si volesse mandare una copia per edicola (e in certe bisogna mandarne molte di più, pensate ad esempio alle edicole delle stazioni ferroviarie di Roma o Milano) ti servirebbero 35.000 copie per avere una distribuzione limitata.


Quindi facciamo due conti per la casa editrice:

- Costi di stampa (elevatissimi)

- Costi per gli autori

- Costi per la distribuzione

- Costi per il magazzino

- Costi per la realizzazione del volume (redazione, grafico ecc)

Capite allora perchè mandare un albo in edicola è spesso un passo spesso più lungo della gamba?

Lo si può fare solo se dietro il prodotto c'è  un progetto articolato, studiato e un grandissima fiducia nella sua riuscita.

Solo investendo molto e a lungo in una serie da edicola i risultati premiano (e neanche è detto).

Per L'insonne evidentemente non fu così.

Si aggiunsero altri problemi. Tensioni tra alcuni autori e la casa editrice, albi stampati non perfettamente. Dice a tal proposito Giuseppe di Bernardo:

“La qualità degli albi lasciava a desiderare. Il nero degli albi era spesso“grigio” e quando si apriva l'albo capitava che si spezzasse in due per un problema della colla.  Una volta successe anche che stamparono per errore due volte la stessa pagina. Con storie come quelle de L'Insonne, dove tutto doveva tornare ad orologeria è stato un miracolo che la storia sia stata comunque leggibile. La bimestralità ci penalizzava e non si usciva mai nel periodo dovuto. Non era colpa degli autori che consegnavano in tempo, ma di politiche editoriali che non ho ancora capito.”

Strano se si pensa che la Free Books ha per proprietario un tipografo.
La serie,che aveva già abbandonato le edicole, chiude dopo dieci numeri e un extra.

Il caso del L'Insonne insegna a molti che le edicole sono campo minato. E' l'ottobre del 2007.

Più che l'anno, per L'Insonne è importante il mese: ottobre.

Infatti per i tre anni successivi, qualche giorno prima del Natale del fumetto italiano (La fiera Lucca Comics and Games) la Dj di Radio Strega riappare nelle fumetterie Italiane.
Per l'ennesima volta cambia marchio editoriale. E' il marchio l'Arcadia, la casa editrice di Mario Taccolini a svettare sulla costoletta dell'albo "La Tana del Lupo", numero uno della nuova serie (la terza) del personaggio inventato anni or sono dalla coppia Polidori/Di Bernardo.

Ma, anche questa volta, qualcosa non va.

L'Insonne tre, stampato e distribuito, non si trova nelle fumetterie italiane.
Perchè?

Mario Taccolini aveva già qualche tempo prima definito non soddisfacente l'esperienza editoriale dell'Arcadia sotto un profilo economico. QUI il suo intervento.

Ma, a monte di tutte le problematiche, il volume è stato stampato e a Lucca era disponibile.

Copertina del numero 3 del L'Insonne Ed. Arcadia

Come mai non arriva nelle fumetterie italiane? E questo evento cosa cambia o ha cambiato nella vita editoriale presente dell'insonne?

Le risposte nella seconda parte di questa (lunga) analisi.

Andrea IL GLIFO Mazzotta

Ps: Un grazie di cuore a Giuseppe Di Bernardo per la disponibilità.


Illustrazione di Giuseppe Di Bernado

4 commenti:

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

Vogliamo dimenticare le proteste (troppo silenziose e circolate solo tra addetti ai lavori) degli autori pagati dalla Free Books con mostruosi ritardi, con tanto di responsabili che si facevano negare al telefono?

Ci sono autori che non sono mai stati pagati del tutto? Non lo so, ma non mi stupirebbe.

Mattia Bulgarelli (K. Duval) ha detto...

Ah, sì, invece da un punto di vista più positivo, aggiungiamo anche:

- gli albetti ormai rarissimi per questa o quella fiera

- Desdy testimonial AVIS:

http://michela-dasacco-art.blogspot.com/2009/08/la-voce-del-sangue.html

http://michela-dasacco-art.blogspot.com/2009/08/la-voce-del-sangue-parte-2.html

N.B.: l'albetto NON è raro come alcuni "scalper" vi vogliono far credere!


- la recentissima iniziativa (in salsa Creative Commons) su Verticalismi.


Lunga vita a Desdy! ^__^

Andrea Mazzotta - ILGLIFO ha detto...

Il discorso Verticalismi sarà approfondito nella seconda parte.

giorgio ha detto...

L'insonne è un bel fumetto ma non vende. A Roma sembra che solo una fumetteria venda la serie dell'Insonne (peraltro ha tutti, e dico TUTTI, i numeri della serie originale). Perciò, secondo me, non è tanto colpa dei bonellidi che avete citato (molto dignitosi in un periodo come questo di 'politically correct' fasullo e perbenista) ma, semmai, il problema è che il fumetto italiano non ha più idee estreme, deliranti, crudeli, critiche, filosofico-sociali (stesso discorso per il cinema): di conseguenza ci si appoggia alle graphic novel americane o ai manga giapponesi. Non si rimane delusi (se gli scrittori e i disegnatori sono bravi), ma è triste vedere il fumetto italiano relegato solo ai personaggi classici di Bonelli o alle miniserie della Star Comics.