Prima di proseguire la lettura, fate partire il video.
C'era un tempo, in cui il Western non era un genere cinematografico.
Era una religione.
Aveva le sue divinità, le sue icone, le sue leggende.
Era diffuso e osannato.
E l'insieme dei suoi fedeli si chiamava moltitudine.
Poi qualcosa è andato storto.
Forse l'effetto serra ha sciolto gli occhi del cowboy con lo sguardo di ghiaccio o forse si è capito che se un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l'uomo con la pistola prima minaccia una denuncia e poi cerca un patteggiamento.
Fatto sta che si persa la dimensione epica del racconto e il lontano west raggiunto tante volte a cavallo è diventato così vicino da essere irraggiungibile.
Certo ogni tanto qualcuno ci ha riprovato.
Ha messo su una diligenza, ha caricato quattro bellocci e ha detto andiamo. Andiamo a fare il West.
Ma non ha funzionato. Perchè il West non lo puoi fare. Puoi chiedere al West se si fa vivere da te e se ti permette di raccontarlo. A questi tizi non l'ha permesso.
E loro non hanno potuto fare altro che raccontare una loro idea del West. Un loro ricordo. Ma si sa.
La memoria inganna.
E poi...
.....poi venne Rango.
E tutto fu come prima.
Il passato torna a cavallo di un pulcino.
Rango non è cartone animato. Non è nemmeno un Film d'animazione. Rango è un Western. Il Western.
Rango è Sergio Leone.
Rango è Clint Easteawood.
Rango è John Wayne.
Rango è Terence Hill e Bud Spencer che mangiano fagioli mentre un messicano li guarda.
Rango è il buono, brutto e il cattivo tutti e tre insieme.
Rango è una carovana inseguita in un canyon.
Rango è un saloon polveroso fuori dal quale ti aspetta un uomo pronto a ucciderti per averlo guardato male.
Rango è un gruppo di uomini lanciati al galoppo verso una grande avventura.
Rango è la nuova divinità western. E, come ogni divinità, è perfetta.
Perfetta nel ritmo, perfetta nei dialoghi, perfetta nella grafica.
Diversamente dallo stile Disney e da quello Pixar non appaiono personaggi puccettosi destinati a diventare peluche che riempiranno gli scaffali dei negozi.
I personaggi sono brutti. Sono schifosi e fanno ribrezzo.
Perchè sono creature segnate dal sole e dalla sete a cui il west ti condanna.
Le citazioni sono infinite, ma sempre strumentali alla narrazione.
E,come ogni opera che narra un genere e lo celebra avvolgendolo in un alone di sussurrato rispetto, subentra, prepotente,la meta narrazione.
Rango non è un eroe western. Non ne interpreta neanche il ruolo,
Recita la parte di un attore che recita la parte di un eroe western.
Nel farlo è più credibile di ogni attore in carne e ossa.
C'è anche un messaggio morale nell'opera (opera, non film).
Non è sparato o imposto. Non te lo insegna un cucciolo puccettoso o un giocattolo vivente.
Te lo dona il precedente Dio del West, sul suo carro d'avorio protetto dai guardiani d'oro.
(ma per capire questa citazione, dovrete vedere il film)
Nella vita a volte ci viene assegnato un ruolo. Nel momento in cui hai il copione in mano non puoi smettere di recitare e non puoi essere da meno di quello che la tua parte ti chiede. Perciò, se devi essere l'eroe, devi essere l'eroe. Non chiederti chi sei tu. Chiediti chi devi essere e cosa devi fare per esserlo.
E tutto il resto delle chiacchiere finiscono sul fondo di un bicchiere vuoto in saloon polveroso.
Insomma, un'opera (non un cartone animato) da vedere.
Anche senza i vostri figli. Anche da soli.
Sia che abbiate amato il Western sia che l'abbiate odiato, sia che vi sia stato indifferente.
Non è mai troppo tardi per rimediare agli errori.
Ed ora, indossate il cappello e al galoppo. Che parta la musica.
Il Glifo Buono, Il Glifo Brutto e il Glifo Cattivo
Ps: Forse avrete notato che non ho pubblicato il trailer di Rango.
Non è una svista. Non centra nulla con il film. Non lasciatevi fregare.
P.P.s: Vi avrei potuto raccontare molto di più del film.
La sua componente onirica, quella citazionista, i pipistrelli che esplodono, la bambina che consiglia di non rovinare tutto, del pesce di plastica e della barbie dalla testa mozzata che si incastrano perfettamente nella narrazione di un western classico, delle sceneggiature già scritte da mille registi western, del telefonino del tizio che ha suonato al momento sbagliato e che se esiste veramente un dio del western ora dondola impiccato in qualche landa polverosa.
Avrei potuto raccontarvi del regista, lo stesso de I Pirati dei Caraibi.
Ma questa, nonostante il titolo, non è una recensione. Non vuole svelare nulla. Non vuole analizzare nulla.
Vuole essere un invito alla visione. Uscite dall'ufficio o da casa stasera, montate a cavallo e tirate su la vostra donna o il vostro uomo. E poi galoppate fino al cinema più vicino. Comprate un po' di biada per lo stallone e andate a sedervi comodi. Laggiù, nel Far West animato, stanno appuntando una stella di latta su un camaleonte di ferro. Non ve lo volete perdere. Credetemi.
Manu Larcenet - La strada - dal romanzo di Cormac McCarthy
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Manu Larcenet - La strada - dal romanzo di Cormac McCarthy
6 mesi fa
1 commento:
In tre parole, hai pienamente ragione.
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