Sono davvero poche le domande aperte a cui tutti risponderemmo nello stesso modo.
E' un bene?
Un sintomo di civiltà?
Non so.
Abbiamo tutti diritto ad un opinione o aveva ragione Harlan Jay Ellison quando diceva:
"Non hai diritto alla tua opinione. Hai diritto a un'opinione informata. Nessuno è autorizzato a essere ignorante."Prendiamo, ad esempio, il discorso sui premi.
A cosa servono i premi letterari?
Bè, dipende a chi lo chiedi. Ognuno, appunto, ti dirà la sua.
Se a rispondere è la casa editrice premiata. allora sono uno strumento di promozione dei volumi vincitori.
Se invece chi ti risponde è una casa editrice che non ha vinto (o che non vince mai) allora i premi non smuovono una sola copia. Per esperienza diretta vi posso assicurare che i premi spostano copie, forse non molte, ma lo fanno.
Se lo chiedi ad un autore che vince per la prima volta, forse si schernirà un po' ma nei suoi occhi vedrai una luce, intensa in misura proporzionale all'importanza del premio.
Se lo chiedi ad un autore abituato a vincere, la luce nei suoi occhi sarà meno intensa e magari ti farà pure una battuta del tipo "Mi auguro quasi di non vincere più che non so dove metterli ormai 'sti premi...", ma voi non credetegli. E' felice e bugiardo.
Se lo chiedi a chi non vince mai, avrai due risposte:
A) Questi premi non servono a nulla ed io a queste cose non ci sto dietro; è l'affetto dei miei (quattro) lettori il mio premio.
B) Lo sai che inculoailupicomicsandgamesandcosplayersfighe del mio amico Giangianni Cocomero l'anno prossimo istituirà un premio fumettistico con giuria di alto livello e tutto? Mi ha detto che ho vinto. Anche l'inculoailupicomics prize è importante. Io l'ho vincerò. Già me l'hanno detto.
Ma se lo chiedessi al Fumetto, intenso come entità estratta, cosa risponderebbe? Forse questa sarebbe la risposta più importante.
Come mai questo discorso?
Quest'anno, all'ultimo momento, ho dovuto annullare il mio viaggio ad Angouelême.
Dell'anno scorso, oltre alla meravigliosa mostra e alla visita al museo, quello che mi è rimasto più impresso è stato lo strano clima che si leggeva sulla faccia degli interessati a poche ore dall'assegnazione Grand Prix de la Ville d’Angoulême. Il premio, lì, lo vivono seriamente. O almeno...ci tengono in molti.
L'anno scorso come quest'anno, il favorito era Lorenzo Mattotti. L'anno scorso, come quest'anno non ha vinto. Ha vinto questo signore qui: Willem
Autore di queste cose qui:
Si, sto correndo anche io a comprarmi il suo portfolio in edizione limitata (che, dai, non è nemmeno malaccio).Ma quali sono le regole del Grand Prix de la Ville d’Angoulême?
Le spiega bene qui (leggete anche i commenti) Matteo Stefanelli ed io riporto:
Fino al 2012, la designazione del premiato avveniva con un meccanismo di cooptazione tra i vincitori delle passate edizioni. Un processo tutto interno alla cosidddetta “Académie des Grands Prix”.
Un nobile gruppuscolo che, nel tempo, invecchiati alcuni suoi membri ed estesasi nella competizione, aveva via via creato polemiche sia al suo interno che all’esterno, come nei casi del 1995 (l’abbandono di Morris di fronte alla proposta di eleggere Vuillemin) o degli anni più recenti, spesso raccontati da Lewis Trondheim con il suo consueto tono surreal-livoroso.
Ebbene, con l’edizione 2013 del festival, a ormai tre (sole) settimane dal via, è iniziata la comunicazione delle nuove regole. Il nuovo Grand Prix – che per tradizione diventa “Presidente” dell’edizione successiva, con compiti creativi (l’affiche), celebrativi (una mostra personale) e consultivi (possibilità di proporre mostre/contenuti) – non sarà più eletto dall’Académie, bensì attraverso una procedura di voto aperta a tutti gli autori accreditati e presenti ad Angouleme durante il festival. Ma non finisce qui. Chi mai potranno votare, questi autori? Chi gli pare?
Non proprio: potranno scegliere in una lista preselezionata da un “Comitato elettorale del Grand Prix d’Angoulême” (di cui non si conoscono né i membri né i criteri di scelta) che ha stabilito la seguente lista di ‘candidati’:
A questo punto c'è stato un'ulteriore passaggio. Gli autori presenti ad Angouelême hanno votato...dal risultato del voto sono venuti fuori 5 nomi (hanno votato secondo Franck Bondoux, delegato generale, su 1.400 autori presenti solo 537). Quali sono i nomi finalisti? Ce lo dice con un tweet Trondheim...
...sottointendendo anche che il vincitore probabilmente sarebbe stato l'unico autore che i membri dell'accademia potevano conoscere... D'altronde poco prima aveva specificato, postando questa foto...
Benoît Mouchard direttore artistico del programma culturale di Angouelême dal 2003 ad oggi (ha appena abbandonato il festival per andare in Casterman) dichiara "Akira Toriyama arrivait en tête. C'est pour ça que certains membres de l'académie ont poussé pour créer le Prix Spécial du 40e"
Quindi, riassumiamo:
1) Dei 1400 autore presenti votano 537.
2) Questi 537 hanno fatto 5 nomi: Moore, Otomo, Toryama, Ware e Willem.
3) Di questi chi ha avuto più voti, tra i 537, è stato Toryama.
4) I membri dell'accademia chiamati a votare tra questi cinque, hanno eletto l'unico rappresentante del fumetto franco-belga. Willem. Che è Olandese ma pubblica su Liberation da tempi atavici.
5) Secondo Trondheim tra i votanti dell'accademia molti hanno lasciato la scheda in bianco, altri hanno votato l'unico che conoscevano (alla faccia dell'opinione informata di cui sopra dicevamo).
Actuelitte, che è fonte principale di queste informazioni, riporta anche le parole, prese a sua volta da qui , di un membro dell'accademia (senza specificare di chi stiamo parlando) che avrebbe così commentato:
"A la rigueur, Taniguchi, qui a un trait moins manga, aurait pu avoir une majorité, mais Otomo et Toriyama ont exacerbé à plein le racisme anti-manga de certains membres de l’Académie, nous a révélé un ex-Grand Prix. Quant à Chris Ware et Alan Moore, ils n’avaient tout simplement pas lu leurs œuvres. C’est un peu la honte."
Insomma, Taniguchi si perchè è meno manga. Otomo e Toryama no. Razzismo anti-manga (parola molto forte). Ware e Moore non li conoscono. Fatto sta che a Toryama, che era arrivato in testa in una qualche fase di questa confusa votazione, viene attribuito, a mio avviso quasi come premio-di-consolazione-se-no-era-davvero-troppo-sporca, il premio speciale per i 40 anni della manifestazione.
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EH?
Cioè ogni 40 anni danno un premio speciale random?
Vabbè, sembra proprio che i francesi la questione Lady Oscar non riescano proprio a farsela andare giù..
Anzi, ho deciso. Ribattezzo l'antipatia di una certa accademia francese per il manga La Questione Lady Oscar. E allora, rifacciamoci la domanda, ma rendiamola più specifica: a cosa serve il Grand Prix di Angouelême?
Serve, in my opinion,come tutti i premi, a indicare una strada. A tracciare una rotta.
A fare il punto della situazione e a fotografare un determinato momento storico-culturale.
Il vincitore del Grand Prix dovrebbe avere compiti consultivi e, se li svolgesse, potrebbe influire sul più importante festival di fumetto d'Europa.
Ma non è solo questo.
Quello che andrebbe premiata è una tendenza, appunto, una strada da seguire, sia per i colleghi del premiato, sia per gli autori più giovani, sia per le case editrici. Per tutto l'ambiente.
Perchè ogni autore ha il suo stile, anche personale.
E premiando la sua arte premi quello stile, Un premio così importante dovrebbe tenere conto dell'approccio che quell'autore ha nei confronti del fumetto.
Premiare Willem è stato un grande errore a mio avviso, che ha sottolineato come parte del mondo fumettistico francese non riesce a svecchiarsi, a staccarsi da alcune dinamiche nazionaliste e a riconoscere non solo l'invasione giapponese ormai sotto gli occhi di tutti, ma anche le nuove dinamiche autoriali che stanno riproponendo un certo tipo di narrazione grafico-letteraria lontana da stilemi ormai vetusti.
Allo stesso modo ritengo sarebbe stato un grande errore premiare Toryama.
Premiando qualcuno in un contesto così importante gli chiedi sostanzialmente:
"Facci capire come lo vedi tu il fumetto, dacci il tuo punto di vista".
Lo sguardo deve essere sul presente proiettato al futuro.
E allora devi nominare qualcuno che continua a creare, che ha l'arte anche tra le mani, che vive il mercato e che possa suggerire una commistione tra le diverse dinamiche del fumetto oppure metterne in risalto uno specifico elemento. Toryama, artisticamente parlando, è come il colosso di Rodi. Bello, imponente, immenso...ma crollato da tempo e ormai rilegato alla memoria. Sarebbe come premiare Victor Hugo al premio Strega.
Victor Hugo dopo la letture di alcune opere di Willem |
O avrebbe dovuto vincere Lorenzo Mattoti, che non smette mai, mai, mai di creare e evolversi. O Chris Ware per lo stesso discorso.
Insomma, gente viva.
Il fumetto ha bisogno di personalità forti, che agiscano in maniera risoluta. Servono degli opinion leaders, che dicano la loro, concettualmente o artisticamente.
I premi servono anche a riconoscere questo ruolo a determinati autori, o a determinate casa editrici.
Attenzione, non parlo di filosofie di vita. O meglio, non solo. Parlo di filosofie artistiche, legate al fumetto:
dove è, dove sta andando e come intendendo portarcelo con la mia arte o con la mia linea editoriale.
Troppo responsabilità per la categoria premi? Forse. Ma viviamo un momento di forte transazione, fumettisticamente parlando. La crisi delle vendite, i nuovi supporti digitali, il diritto d'autore, la distribuzione, i giovani talenti e via dicendo.
Serve qualcuno che si alzi in piedi e si prenda la responsabilità di dire: "Vedete quell'uomo? Sta tracciando una rotta. Forse dovremmo seguirlo".
Questa è la funzione dei premi. Tracciare una rotta. Indicare una strada. Poi, seguirla o meno...bè, questo sta a noi.
Il Glifo Fauve
P.S: Domani mattina, ore nove si parla di un altro premio. I Glifi Di Carta Guest Star. Siateci.
P.SPOT: Il Faro del Glifo - L'unico blog che naviga a vista pur essendo cecato.
3 commenti:
Bravò! Bravò! Bravò! :-)
io ho votato Moore...maledetti froncesi!
Post ragionato. Penso di concordare.
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