Tuttavia, resta una figura importante. A me la figura dell'ostetrica ha sempre affascinato. Mi chiedo come sia possibile far nascere un bambino e poi dimenticarsene. Non sapere che percorso ha fatto nella vita, chi ha incontrato, amato, se ha ottenuto successo, se lo voleva ottenere e ora, cosa faccia. Ci vuole davvero pelo sullo stomaco e una mente forte per portare al mondo una qualcosa e poi non pensarci più. Per esempio, io non ne sono capace. Tutti gli albi a cui, con il mio 0,00001% ho contribuito, mi sono cari. Provo affezione più che affetto per quei volumi, di cui conosco tutta la storia editoriale, le traversie, i successi e le potenzialità. E' un po' folle, ma inesorabilmente è così. E' oggettivamente sciocco affezionarsi alle cose, ma purtroppo e per fortuna, capita. E' un argomento di cui gli editor parlando sempre poco, perchè si ha quasi un senso di vergogna nel dichiararsi affezionati ad un libro, come se ammetterlo ci rendesse un po' più vulnerabili, a cosa poi, non so. Tuttavia non penso che questo sentimento sia solo mio. Ho visto con la coda degli occhi, diversi colleghi, alle fiere o alle presentazioni, convinti che nessuno li stesse osservando, sfiorare la copertina di un volume su cui avevano lavorato e lasciarsi sfuggire un sospiro che era qualche più che semplice soddisfazione. Che ci volete fare, siamo umani. A volte ha anche dei vantaggi.
Oscar Chichoni |
C'è tuttavia ancora un'analisi che non ha visto la luce. L'autore è un amico, Michele Garofoli , collaboratore del Lo Spazio Bianco, persona di cuore che io chiamo, per motivi che non vi è dato sapere, "il pistola".
Michele ha scritto questa recensione per Lo Spazio Bianco, ma sul sito avevamo già pubblicato diversi pezzi su Asso, perciò non era il caso di metterne altri, per quanto validi.
Perciò questo pezzo era senza una casa, anche se ogni casa sarebbe stata onorata di ospitarlo.
Per la prima volta quindi, Il Faro del Glifo, ospita un pezzo non mio, anche se è una recensione ad un volume che mi sta davvero a cuore. Buona lettura.
P.S: Sul discorso dell'editoria, dei libri, del lavoro degli editor, prima o poi ci torniamo. Come sempre, forse.
Asso: lo strano caso di Dottor Recchioni e Mister Asso
Roberto Recchioni ci
racconta la vita spericolata del fumettista Asso tra moto, donne, sesso e
sceneggiature spericolate. Asso ci racconta la vita spericolata del fumettista
Roberto Recchioni tra malattia, morte, sesso e fumetti. Una biografia? Forse.
Se volete un pezzo di approfondimento e
svisceramento veramente ben fatto di Asso allora vi consiglio il bellissimo
pezzo del mio collega Guglielmo Nigro [Lo trovate qui NdA]. Questa è una recensione pura, una serie
di sensazioni che il volume mi ha trasmesso e che mi permetto di scrivere con
tono scherzoso per restare in sintonia con quello che ritengo il punto di forza
del volume: l'ironia. Perché nonostante si parli di morte, malattia,
tradimenti, pornografia e auto convinzione mentale assoluta, Asso è un libro
dalla forte vena ironica.
Il libro racconta alcuni episodi della
vita di Asso, fumettista di successo con un’ossessione... anzi no. Asso
racconta alcuni episodi di vita di Roberto Recchioni, perché secondo me Asso è
Roberto Recchioni; insomma io credo sia lui. Dicevo: fumettista di successo con
un’ossessione per il sesso e per il mondo della pornografia. Malato (grave) fin
dalla giovane età di una misteriosa patologia che gli provoca devastanti
emorragie interne, un difficile rapporto con il padre e dotato di ego senza
confini, insomma un individuo con alcuni problemi (decidete poi voi quali
siano).
A trent'anni viene ricoverato per un
violento attacco della sua malattia. Uno spartiacque nella sua vita. Entra in
grave crisi personale e decide che è giunto il momento di cambiare. Crea così
una serie di precetti che ne regoleranno la sua vita da lì in poi: una sorta di
Meifumado Recchionano. Basta controllo, nessuna preoccupazione, via i vecchi
rapporti e sotto con donne, sesso, alterazione della realtà e auto-celebrazione
ridondante. Roberto diventa la rockstar maledetta del fumetto italiano, o
almeno prova con tutte le sue forze a diventarlo.
LNRZ |
Asso è un’autobiografia sui generis,
una resa dei conti con sé stesso in cui Recchioni riversa i suoi pensieri, le
sue paure e le sue ossessioni, dove cerca
di esaminare le sue scelte di vita. Certo, è un’autobiografia di genere
azione /avventuroso, ma sempre biografia rimane. L'autore ripercorre alcuni
episodi topici della sua esistenza rielaborandoli secondo i suoi canoni
narrativo-mentali. Quindi sostituisce la mancanza della figura paterna
facendosi adottare virtualmente da Darth Vader, abbracciando il lato oscuro
della forza che lo induce alla trasformazione in bullo impenitente. ((La figura
del bullo è un altra delle passioni irrisolte di Recchioni, non a caso il suo
famoso blog si chiama “Dalla parte di Asso”, mitico bullo DOC creato da Stephen
King per il racconto The Body.)) Indica quali e quanti compromessi bisogna
accettare per avere successo nel mondo del fumetto attraverso una serie di
tavole di combattimento, sesso duro e umiliazioni, che ricordano lo scontro tra
il suo personaggio/icona John Doe (ma credo fosse Recchioni) e la pornostar
Sasha Grey dal n25 della serie omonima. Ma è tutto un momento passeggero e la
malattia inesorabilmente torna , l'incantesimo si spezza. Recchioni cambia
registro e la narrazione finale diventa più meditabonda, meno spensierata.
L'ultimo attacco della malattia è tremendo, Asso si prepara a un’eventuale
dipartita e scivolando nell'oblio torna a scontrarsi (l'altra volta era Dylan
Dog che però era sempre Recchioni) con Mater Morbi e la sconfigge copulando
selvaggiamente con lei
Questo è un altro spartiacque della sua
vita. In una bella tavola, ambientata in una landa deserta del Giappone
Feudale, si vede il samurai Itto Ogami, protagonista del manga Lone Wolf and
Cub, (il passato di Recchioni) rivolgersi allo scomparso comico napoletano
Massimo Troisi (il presente- futuro di Asso) intimandogli:
“ricordati che devi morire!”.
Risponde Troisi citando la sua famosa
battuta dal film Non ci Resta che Piangere:
“Sì...aspetta che me lo segno”.
“Sì...aspetta che me lo segno”.
Fine. Cala il sipario. Recchioni è vivo, è un
po' meno rockstar e un po' più consapevole dei suoi limiti e pronto ad
accettare più serenamente la sua malattia. Abbandona la via del “suo”
Meifumado, concepito con regole troppo accomodanti alla sua trasformazione in
demone e via di fuga preferenziale dalla condizione di malato.
Chiude il volume una serie di racconti, dove alcuni autori/amici rendono omaggio ad Asso dando la loro interpretazione “esterna” dell'autore. Ne esce una figura meno ombrosa e malefica di quello che leggende tramandano: un buon diavolo. Immagine che fa sicuramente contento Roberto che, non a caso, in un episodio si raffigura come Akira Fudo, controparte umana di Devil man, leggendario manga creato dal suo “sensei spiruale-artistico” Go Nagai.
Chiude il volume una serie di racconti, dove alcuni autori/amici rendono omaggio ad Asso dando la loro interpretazione “esterna” dell'autore. Ne esce una figura meno ombrosa e malefica di quello che leggende tramandano: un buon diavolo. Immagine che fa sicuramente contento Roberto che, non a caso, in un episodio si raffigura come Akira Fudo, controparte umana di Devil man, leggendario manga creato dal suo “sensei spiruale-artistico” Go Nagai.
Il risultato è un’opera narrativamente
semplice ma sincera, che ovvia ai limiti di una sceneggiatura forzatamente
frammentaria, dato lo stile episodico del volume, e qualche incertezza grafica
con una grande dose di autoironia, dove Roberto si prende in giro e mostra il
vero se stesso, senza paura di giudizi o considerazioni esterne. Un’opera per
chi vuole conoscerlo ma scritta anche per sé stesso, per ritrovare una parte
personale smarrita con il passare del tempo. Un lavoro permeato da venature
onanistiche dove impera incontrastata la super passione/pulsione per il porno,
al quale Asso non sembra poter rinunciare (lo infila praticamente dappertutto e
scusate il doppio senso), il piacere di videogiocare, la sua venerazione per Go
Nagai e l'universo di Star wars, ma sopratutto il suo grande amore per il
fumetto. Questa è la storia dell'unica Rockstar del fumetto italiano.
Massì...
perchè in fondo un po' Rockstar Recchioni lo è davvero: oggi è vivo e ancora
malato, lavora a una miriade di progetti, nel mondo fumettistico nel bene e
male si parla sempre di lui e il suo blog rimane uno dei più seguiti. E poi
volete mettere? Provate voi a sconfiggere Mater Morbi in quel modo.
E questo è tutto! C'è da aggiungere solo un'ultima cosa, di carattere personale. Un qualcosa che andava detto da tempo e pubblicamente: Rrobè, grazie. Per quella volta a Napoli e per tutto il resto.
Il Glifo ostetrica.
5 commenti:
Grazie mille a quel GRANDE uomo che è Andrea Mazzotta per aver pubblicato il mio pezzo e per la persona che è.
P.S: Mi chiamo Garofoli non Garafoli....hahahahaha
Grazie anche da parte mia a tutti e due.
Applaudo Michele e mi "inquino" (come direbbe Pumba) ai piedi del Mazzottino. Grandi!! Vi stimo a mille!!
Pistola, lo so come ti chiami.
(Corretto.)
Grazie Koji.
Grazie per la stima Koji!
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