venerdì, novembre 05, 2010

TAVOLA ROTONDA A LUCCA - BONARIA POLEMICA (CHE POI POLEMICA NON E')ovvero LUCCA E DINTORNI 2010



Ho aspettato a scrivere questo post qualche giorno, anche se, emotivamente, avrei voluto dedicarmici subito.

Ho aspettato perchè volevo che, a supporto di quanto sto per dire, ci fosse il video che potete trovare QUI

Ho aspettato perchè speravo di aver capito male certi passaggi. Ho avuto conferma che, purtroppo, non è così.

Veniamo a noi....

Piccola premessa: io penso che questa tavola rotonda sia stata un'ottima cosa. Non perfetta. Ma ottima.
Non perfetta, ma perfettibile. Migliorabile. Certo, aver iniziato a discutere, magari commettendo qualche errore o con qualche mancanza, è un merito che va riconosciuto agli organizzatori e a tutti quelli che sono intervenuti.

Tuttavia, ogni qual volta si fa qualcosa ci si dovrebbe porre la domanda: Perchè stò facendo ciò che stò facendo? e cercare di darsi delle risposte.
Io non posso farlo a nome di un intero settore, ma se fosse per me la risposta sarebbe: per migliorare.
Quindi, nello specifico, se mi fosse stato chiesto "Perchè una tavola rotanda?" Avrei risposto "Perchè il fumetto in Italia, per quanto artisticamente vivo e vitale, sopravvive e invece dovrebbe vivere e prosperare."

A tal fine, UNICO sistema da adottare è la collaborazione (anche magari condita dallo scontro/confronto utile e non fine a se stesso) tra le varie parti in gioco.
Autori, Editori, Distributori e Lettori. Tutti scritti con la lettera maiuscola.

Da qui partirei. Ma sotto questo punto di vista, in questa riunione, si è fatto un piccolo passo indietro (tra i tanti passi avanti).
Premetto che cercherò di analizzare ogni intervento, perchè (a riprova di quanto sostenuto in passato, ci sono fior di cervelli in questo settore) ognuno di esso ha aggiunto o confermato qualcosa del discorso generale che si sta portando avanti.

Mi permetto di partire dall'intervento che più mi è piaciuto e che più mi ha irritato, tanto che ha un certo punto ho deciso di abbandonare la sala.

Emanuela Lupacchino: Quello di Emanuela è stato, sicuramente, l'intervento più sentito. Fatto col cuore.
Mentre parlava si sentiva l'emozione di chi vuole condividere un'esperienza, probabilmente negativa.
Spesso però, parlando oltre con cuore, anche con un po' di sana rabbia, parlando di "fegato" si finisce per dire cosa offensive e sbagliate.

Emanuela dice che come editori in Italia c'è solo principalmente Bonelli.
Che gli altri sono "editori di contorno. Che non offrono  lavoro sostanzioso e di massa."
Già qui, io che sono D.E. di una micromicro realtà editoriale mi sono indispettito.
Perchè a nessuno, per quando piccolo o microscopico, piace essere definitivo di contorno.
Fatto sta, tuttavia, che su questo, per quanto poco piacevole da dire, Emanuela ha sostanzialmente ragione.
Quindi, in silenzio, continuo ad ascoltare.
Aggiunge "L'editore medio vende un prodotto medio-basso, dal punto vista qualitativo rispetto a tutto il resto del mondo"
Ecco. A questo punto, per una questione di dignità, tutti gli editori presenti in sala, dovevano alzarsi e andarsene. O quanto meno prendere la parola.
E se non è successo, penso che sia stato soprattutto per rispetto e per l'importanza della riunione in corso.
Oggettivamente, cominciamo molto, molto male il percorso editore/autore che dovrebbe portare alla risoluzione dei problemi.
Non parlo per NPE che è l'ultimissima arrivata, ma NON SI PUO' DIRE, NE PERMETTERE CHE SI  DICA che l'editore medio italiano vende un prodotto medio-basso qualitativo, con realtà italiane come la Coconino, Canicola, Black Velvet, Becco Giallo, Tunuè, Kappa e  autori come Gipi, Fior, Ponchione, Andrea Bruno, Marco Corona, Igort, Petrucci, Carnevale, Decubellis, Rizzo, Tuono Pettinato, Bacilieri e via dicendo.
E' grave. 
Ci possono essere mille problemi per la crisi del fumetto in Italia.
Magari alcuni editori fanno scelte errate.
Ma non si può criticare la qualità dei prodotto italiano. Prodotto che è comunque SCELTO e SELEZIONATO dagli editori italiani.
Perchè non è che in America prendo quelli bravi e qui rimane la feccia. Questo, sia chiaro.
Questo tipo attacchi, volontari o involontari, non servono a nulla. Sono solo dannosi a un rapporto che evidentemente è ANCORA da costruire.
E i rapporti si costruiscono con i patti chiari, fondamenta di un "amicizia" lunga.
I patti chiari sono rappresentati dal contratto.
E qui vengo alla seconda parte dell'intervento di Emanuela.
Emanuela racconta di aver lavorato un anno, senza contratto e senza essere pagata.
Al momento della consegna delle tavole il pagamento non è arrivato.
Da qui tutta una serie di ragionamenti (giustissimi e sacrosanti) che potete trovare nel video.
Ora, a un certo punto sentirete una voce ridicola che chiede:
"Emanuela, tu ci stai dicendo che hai lavorato un anno senza contratto? Ma ti sembra normale?"
Ecco, la voce ridicola è la mia.
Perchè a quel punto, sinceramente, non ce la facevo più.
Ho ceduto. La mia domanda voleva essere un premessa ad un discorso più ampio che ho evitato di fare perchè mi sono reso conto, mentre iniziavo a parlare, che se avessi incominciato, la tavola rotonda si sarebbe bloccata lì, mettendo in imbarazzo sia la Lupacchino, sia gli altri presenti.
Sarebbe stata un'occasione sprecata per colpa mia e ho preferito lasciar perdere.
Mi permetto allora di ripete qui la domanda, integrandola  per sua completezza:
Emanuela, ma a te sembra normale lavorare un anno senza prendere soldi e senza contratto?
A me no. Io lavoro come te per un editore. Se non vengo pagato, me ne vado.
E mica aspetto un anno!
Perchè tu hai continuato a lavorare per chi non ti pagava e non ti aveva fatto il contratto dopo tre mesi?
Dopo sei mesi?
Cioè, se io vedo una tromba delle scale senza ascensore dentro, non ci entro.
E se ci entro e cado e mi spacco le ossa, poi non me la prendo con tutti i costruttori di ascensori.
Me la prendo con me (in primo luogo) e con IL costruttore che mi ha creato il danno.
Il tuo discorso, bellissimo, sentito, emozionante e CONDIVISIBILE in tanti passaggi è un discorso generalista
che purtroppo pone delle barriere.
Perchè io, editore X (dove per X intendo ogni editore che non sia Bonelli) a cui è stato detto che la produzione è qualitativamente medio bassa e che frego gli autori (senza sapere se invece mi sbatto o meno per i contratti ecc.) dovrei sedermi a un tavolo a discutere?
Chi me lo fa fare se le premesse sono queste?
Chi me lo fa fare di sbattermi per creare con l'autore un rapporto diverso se vengo arbitrariamente aggiunto ad un ipotetico fascio, come qualunque filo d'erba? (Nel senso di fare di tutta l'erba un fascio....evitiamo malintesi)

Disegno di Emanuela Lupacchino
Chiariamoci. Tu hai ragione. Chi lavora deve essere pagato. Su questo non ci piove.
E umiliante anche doverlo dire. Lo capisco.
Ma se uno non ti paga non è un editore. E' un disonesto. Poi che faccia l'editore è un altra cosa.
Può capitare nel settore della ricerca, della produzione o del commercio.
Non è un categoria che può essere additata.

Inoltre, permettimi, capisco essere inesperti, ma lavorare un anno senza contratto e senza essere pagati, è un poco più di inesperienza. E' ingenuità.
Delle tua ingenuità, per favore, non farne una colpa a tutti gli editori.
Per carità, tutti vanno tutelati. Inesperti e ingenui compresi.
Forse sarebbe il caso di creare (e qui tiro per la giacchetta l'amico Michele Ginevra e il CFAP oppure il MUF) dei mini corsi o dei seminari per autori, dove spiegare delle regole minime per tutelarsi.
Alcune scuole di fumetto già lo fanno.

Continuiamo a chiarirci: dal contratto NON si può prescindere. Hai ragione.
I diritti che derivano dal tuo lavoro devono essere sanciti dal contratto. Elencati. Specificati.
C'è bisogno, effettivamente, magari di discutere, autori ed editori in insieme, per tirare fuori un contratto condiviso, che tenga conto di tutto quello che magari viene dato per scontato.
Ci sono anche degli strumenti giuridici idonei a rendere più facile il recupero di crediti.
C'è tanto su cui lavorare. Ma nel rispetto reciproco.
Tenendo conto che, come dice Claudio Stassi, editore e autore sono due faccie della stessa medaglia.

Mi rendo conto che è un po' assurdo immaginare due facce della stessa medaglia parlasi e capirsi.
Ma lavorando nel mondo del fumetto siamo a contatti con l'immaginario ogni giorno.
Si ci può almeno provare.

Andrea

Ps: Proprio nel clima di collaborazione generale che spero possa instaurarsi, PRIMA di pubblicare questo post  ho scritto ad Emanuela e glielo ho fatto leggere.
Ne abbiamo parlato via mail e su skype. Domani pubblicherò la sua risposta.
Perchè discutere da soli è un ossimoro e gli ossimori, sostanzialmente, sono inutili. .


P.P.S: seguiranno le analisi degli altri interventi.

3 commenti:

Davide ha detto...

come partenza...

poi servirebbe uno stato che ti tutela se l'azienda con la quale hai firmato un contratto non ti paga e a te fargli causa costa più di quanto deve darti oltre ad avere in quel modo la sicurezza che fino a fine causa (4 anni?...) non avrai una mazza...
come a dire; in Italia neanche il contratto ti rende sicuro...

ma sto estremizzando
non a caso la parola "verifica" è "emprob"

Daniele Statella ha detto...

bisogna sempre fare causa! o comunque mandare una lettera di un avvocato. Io se non mi pagano dopo 30 giorni mando la mia letterina minatoria, che ho testato più volte, dove minaccio di intraprendere le vie legali e di solito mi pagano subito.
Te lo dico perchè mi è successo molte volte e una causa (con un editore non grande ma enorme) l'ho pure vinta.
Poi basta rivolgersi a un CAF (centro assistenza fiscale) e addirittura la prima consulenza con l'avvocato è gratis. Se no ci si coalizza con gli autori non pagati e si dividon le spese. Parliamo però di casi estremi perchè non dobbiamo generalizzare. In italia ci sono tanti editori seri.
Il convegno è stato interessante ma ho già espresso la mia opinione sul blog di Fabiano Ambu quindi non la ripeto qui, dico solo che Emanuela è una disegnatrice di talento eccezionale ma che avendo un po' bruciato le tappe si sta solo ora scontrando con la realtà di questo piccolo fumettomondo...e se ha fatto arrabbiare qualcuno deve averlo fatto senza malizia

MicGin ha detto...

la tua sollecitazione è bene accetta :-)

faccio un po' il verso a daniele: talvolta sono proprio gli autori che per timidezza, scarso coraggio e ignoranza rinunciano a farsi valere. nella vita bisogna sempre battersi. e già ora le forma di tutela esistono.

tutto questa mega dibattito deve invece servire a rinnovare l'intero settore. perché i più svegli già se la cavano brillantemente.
ma a nooi servono più autori per avere più lettori...