domenica, febbraio 20, 2011

[UN SABATO DA PORCONI] ovvero MAGNEZZERIA!

Certo come la morte, le tasse e il fatto che gli autori di Lost prima o poi qualcuno li mazzierà, è giunto di nuovo sabato, foriero di un desiderio di rivalsa nei confronti di  una settimana di rigidità alimentare e con lui una nuova puntata della rubrica UN SABATO DA PORCONI
Niente foto dal vivo questa volta...mi sono scordato la facifoto a casa.

Dalla Contea sono partito, con pochissima benzina e molto appetito alla volta del paese confinante, che convenzionalmente chiameremo Slowyville. In macchina con me la mia Robin, compagna avventuriera.
Slowyville è un paesino strano. Di mare, come la Contea. Ma se Contea è la New York della zona, Slowyville è la città western abbandonata.
Conta 2.843.345 abitanti d'estate e 28 d'inverno. Sostanzialmente il termine "Villetta a schiera per vacanza estiva" è stato coniato qui nel 1811.
Insomma, se il mare d'inverno fa tristezza, i paesi di mare quando non è estate state certi che non sono questa botta d'allegria.
Slowyville  oltre ad essere il centro del nulla ripiegato su se stesso incorniciato da chilometri di sabbiosa spiaggia ha la caratteristica di comporsi di contrade. C'è Slowyville di sotto, Slowyville di sopra, Slowyville lido, Slowyville Paese, Piana di Slowyville, Slowyville di destra, Slowyville di sinistra, Slowyville di centro, Slowyville cattocomunista, Slowyville Pidiessina, Collina di Slowyville, Slowyville zona industriale, Slowyville scalo e via dicendo...IL TUTTO IN UN CHILOMETRO QUADRATO.
La cosa ridicola però è che gli abitanti di ogni singola zona si sentono totalmente autonomi e non consessi alle altre zone.
Prova ne ho avuto quando fermandomi  per chiedere indicazioni sul posto dove volevo andare a mangiare mi viene rispostO con aria un po' scocciata "Dovete arrivare alla Piana di Slowyville, non è qui"...si ok, ma dove? Perchè mica si capisce esattamente dove finisce una zona e ne comincia un'altra.....
Silenzio.
Vabbè, mi  rimetto in marcia (con meno benzina della poca che avevo prima) alla ricerca del posto.. Faccio avanti e dietro per una ventina di minuti, salgo dossi, mi avventuro in traverse anguste, scalo salite in prima, percorro rettilinei lunghi e desolati che neanche la statele 66 americana e, finalmente,quando ormai questa sortita si assomiglia sempre più ad un inseguimento tra Lupin III e Zenigata,  seguendo una macchina a caso (che era l'ormai l'unico criterio logico che mi era rimasto da applicare) arrivo alla meta che  per garantire l'anonimato, denomineremo  MAGNEZZERIA.

La location è molto bella. C'è un ampio giardino e un pineta che circonda il locale vero e proprio. A pochi metri il mare.
Mi appunto mentalmente che d'estate deve essere un piccolo paradiso e stringendomi nel giubbotto per il freddo salmastro di un fine febbraio bastardo e mi avvio all'interno.

Non avevo  molta fame. E' stata una giornata pesante e l'incazzatura si era spinta ai livelli tali da superare quelli in cui genera infinito appetito per raggiungere la, rara, soglia dell'inappetenza (si, è vero. La scienza ha appurato che ESISTE qualcosa che riesce e a togliermi l'appetito).
Inoltre è stato tutto improvvisato.
Il SABATO DA PORCONI, per le incazzature di cui sopra, doveva saltare e quindi siamo arrivati a sederci su un tavolino improvvisato (il locale era pieno e non avevamo prenotato) così, quasi per fortuna.

Ma la fortuna aiuta gli affamati e a me è bastato entrare nel localino per essere assalito con famelica voracità da un cerbero di desiderio: appetito, fame e ingordigia.

Alla MAGNEZZERIA sono riuscito a trovare alcuni piatti che cercavo da mesi senza successo, tutti a base di carne.
Tagliata di carne servita e cucinata a dovere, servita su pietra oliata calda per modulare a tavola la cottura

Entrecôte argentina soffice e delicata come un respiro di vento, dolce e sensuale nella tua bocca come il bacio di un'amante appassionata.
Spiedini giganti, arlecchinati dai colori rossastri della salsiccia (presumo calabrese fatta in casa) e pallidi del pollo.

Altro giro di carne, sempre più piastra oliata, che FORSE era Angus e forse no. Era già nel regno di bacco quando è giunto. E chi è stato il nocchiere che mi ci ha condotto?
Un vino salentino della cantina Castello Monaci, denominato Maru.
Maru significa severo, scuro nel dialetto salentino. E' un vino corposo e dolce che non dimentica il sapore della terra da cui è stato generato. Assolutamente da riprovare.

Per completare in dolcezza
Nocciolato di Pizzo Calabro, un condensato freddo di nocciola e crema che, moderno ossimoro, ti riscalda il cuore.

Insomma, non è andata male. Trovare carne buona e cucinata bene è come fare un ambo al lotto.
Aspetti negativi?
Mah, il servizio sinceramente è stato un po' troppo  lento e macchinoso (passavano quasi 30 minuti tra una portata e l'altra) nonostante non ci fossero 800 coperti da servire, ma i ristoratori erano molto cortesi.

Insomma, fortemente raccomandato.
Se volete numeri e dati precisi, mandate una mail e vi saranno date indicazioni (e dato che ve le do io saranno precise stavolta!).
Due note a margine:
- Stamattina, parenti e amici mi hanno detto che su di me il cibo ha un effetto terapeutico dagli impressionati effetti. Ed è vero.
Io se non mangio mi incazzo. E non si tratta solo di curva glicemica perchè, in grazia di Dio, quella santa donna della mia dietologa mi ha personalizzato la dieta in modo tale da farmi mangiare sempre in abbondanza.
Ma contarsi il boccone quando si mangia è come contare i respiri che ci restano da fare prima di morire.
Non è vita. La dieta funziona, ogni settimana perdo peso e grasso effettivo e questo comporta dei reali migliorami di salute per me....ma non basta. Devo accelerare il ritmo per ottenere prima i risultati desiderati (mancano ancora una ventina di chili alla fine di questo calvario...). Lunedi ne saprete di più.
Nel frattempo mettete dei dolci nei vostri cannoni, che i fiori hanno un sapore di merda.

- Se all'amore non si comanda e dalla trippa non ci si può fare comandare creare tensioni tra questi due istituti potrebbe essere deleterio. Io  nella vita ho avuto la grande fortuna di innamorarmi di una donna che ama mangiare quanto me e  che è la mia compagna di tavola preferita.
E' lei l'ingrediente più prezioso e saporito di ogni piatto che mangio. Che il tempo preservi lei e il suo sorriso. Sempre.

Il Glifo Magnerazzio

Ps: Mio caro amico Zen vegetariano, che in questo momento sei in India a non mangiare insetti ma Cus Cus, Zut Zut, Lut Lut affogato di spezie dall'esotico nome, sai che ti voglio un bene fraterno, ma quando penso che non ti ci potrò mai portare a mangiare alla MAGNIZZERIA mi fai inchianare i cazzi così in alto, che per vendicarmi ti dedico l'immagine di chiusura di questo post. Sempre con affetto. Torna presto.

3 commenti:

Balaram ha detto...

Mio caro Glifo, confesso di aver interrotto la lettura una volta giunto a certe foto che non mi risultano molto piacevoli... ;-)

il tuo amico Zen Vegetariano

Andrea Mazzotta - ILGLIFO ha detto...

La mia cena ti saluta!

Anonimo ha detto...

Ahahahah :)

Oltre alla dedica all'amico zen posso direi che quella alla tua compagna di vita era un piccolo capolavoro???
Bravo Mazzottino!