sabato, giugno 25, 2011

IL LETTORE PROFESSIONISTA (1° PARTE) ovvero QUANDO LA LETTURA E' UN LAVORO E UNA DROGA


Bisogna essere dotati di un'enorme presunzione per sentirsi titolati al tal punto da suggerire a qualcun altro cosa leggere, data l'importanza che oggi il leggere ha (questa frase mi è uscita quasi come se l'avesse pronunciata il maestro Yoda).
Ma quando si parla di presunzione ecco che appaio io e chi meglio di me può accollarsi questo compito?
Premettendo che stiamo parlando di fumetto, permettetemi una domanda...ma voi, siete lettori professionisti o non lo siete?
Leggere è un lavoro. Non è remunerato. Non comporta promozioni e non genera contributi per la pensione, ma è comunque un lavoro. Un lavoro full time!
Il lettore professionista si sveglia la mattina, supera la pila di fumetti che ormai sia alza come una stalagmite dal comodino e come prima domanda del giorno si chiede "Ma oggi cosa mi leggo?"
Se per voi leggere è SOLTANTO sfogliare l'ultimo Tex sulla tazza del cesso o  passare la  ricreazione col nuovo One Piece....bè, non vi sentite discriminati, ma fuori dai coglioni. 
Siete dei lettori occasionali e va bene, vi rispetto, anche voi avete la vostra dignità, e siete quelli che fanno girare il mercato, e blalblablablablablablalblablablablablablalblablablablablablalblablablabla e tutto quello che volete ma ora andate a discutere se Hulk rulleggia a manetta su Comicus (mi troverete lì a sostenere la stessa cosa). 

Questo non è il vostro ORA e non è il vostro QUI. 

Stiamo parlando di altro. Stiamo parlando di dipendenza dalla lettura.  Stiamo parlando di lettori di fumetti professionisti e delle realtà ad essi collegate.
Il lettore professionista è un uomo (o donna) che è caduto in un tunnel, probabilmente quello che porta al Paese delle Meraviglie. 
Una volta era un tizio che si recava in edicola, comprava un Dylan Dog, andava a casa e lo leggeva, riponendolo poi distrattamente sullo scaffale.
Dopo qualche tempo però, un neurone difettoso metterà in contatto due sinapsi fin ora isolate come il centro di Perugia in una notte di inverno e qualcosa scatterà. Forse una macchina fotografia, perchè il tizio che prima andava a casa dopo aver comprato il Dylan Dog, ha un flash.
Invece di andare a casa, corre a casa per leggere.

E la volta successiva che torna in edicola, compra anche Martin Mysterè. E poi Zagor. E poi la nuova serie appena uscita. E poi inizia a prendere a qualcosa che assomiglia ai Bonelli ma che proprio Bonelli non è. Dago per esempio.
Poi si chiede "E se provassi i supereroi?" E  inizia ad acquistare l'Uomo Ragno. 
E poi gli X-Men. 
E Thor.
E Devil. 
E gli speciali vari. 
Poi vede un manga  e dice...ma si...perchè no. Già...perchè no.....
Intanto lo spazio sulla scaffale a casa diminuisce  e bisogna spostare qualcosa.
Ma non basta. 
I fumetti aumentano e serve un nuovo scaffale.
Gli scaffali aumentano e serve una nuova parete.
Le pareti sono finite e serve una nuova stanza.
Ma le stanza non sono infinite. Serve una nuova casa (e presto, se non ci diamo un taglio, una nuova moglie).

E i soldi? Risorsa finita per bisogni infiniti.
Il lettore di fumetti professionista ha sempre anche altri impieghi (che in modo strafottente e goliardico definisce "il vero lavoro"), dai quale trae guadagni che utilizza (oltre per comprare altri fumetti) per sopravvivere e per creare un ambiente, che definiremo "familiare", dove possa prosperare il suo leggere.
Una casa dove mettere i fumetti, una moglie (o un marito) che l'accompagni alle fiere per portare le buste degli acquisti e dei figli, da indottrinare per una ventina d'anni al fine che qualcuno possa continuare le collezioni da lui iniziate quando giungerà la sua ora. E se qualcuno vi dice qualcosa di diverso lo fa solo per rispettare delle ataviche convezioni sociali....
(Nota per la mia fidanzata: Amore, è un post ironico. E' un' iperbole. Non ti arrabbiare. Dai, torna qui a imbustare gli albi della Corno con me....)
Dicevamo... leggere è un lavoro, gratificante a volte, mortificante altre. Ma è un lavoro, perchè richiede impegno, dedizione e concentrazione costante nel tempo.
Leggere, poter leggere, avere il tempo e la forza per e la freschezza mentale per farlo è un scopo che il lettore professionista si prefigge. 
Ma leggere, per il lettore professionista, è anche una droga che genera una dipendenza che non si cura e i lettori, quelli che si svegliano un'ora prima la mattina per avere un'ora libera in più la sera in cui sfogliare gli ultimi acquisti, sono i cosi detti drogati di lavoro.
Tuttavia, se il lettore professionista  è un drogato masochista che ha trasformato un piacere (la lettura) in un lavoro impegnativo e non retribuito dal quale trae inebrianti momenti di vibrante piacere emotivo derivanti dall'assimilazione della narrazione, cosa succede quando questa forma di dipendenza/lavoro non viene soddisfatta oltre che da un punto di vista QUANTITATIVO anche da un punto di vista QUALITATIVO?
Cioè cosa succede se tu, lettore professionista, drogato della carta e dell'arte sequenziale senti il bisogno ossessivo compulsivo di leggere ma NON ti piace quello che leggi, ma comunque non riesci a farne a meno?
Il problema è molto più comune di quanto si pensi, perchè i gusti, come i Pokemon, si evolvono.
Ma di questo parleremo domani 
(Questo post partecipa alla Compagna per l'accorciamento della lunghezza dei post nel blog Il Faro del Glifo.)


Il Glifo Lettore Professionista

4 commenti:

Mario Benenati ha detto...

Ebbene si mi hai scoperto,caro andrea! io sono uno dei lettori professionisti di cui parli nel tuo post....
mi vergogno di me stesso...ah, ah, ah

Andrea Mazzotta ha detto...

Oh tu con il nome impossibile, guarda che non hai nulla di cui vergognarti. Anzi. Ma altro non dico che se no anticipo i prossimi pezzi!

Anonimo ha detto...

un argomento interessante di cui si potrebbe parlare a lungo ;)

Andrea Mazzotta - ILGLIFO ha detto...

Io dovrei tornare a parlarne con la seconda parte giovedi!